Se mi domandate:

“Chi è mio padre?”

Non posso che rispondere un uomo eccezionale.

Ma perché eccezionale?

Per la sua onestà intellettuale, per la sua rettitudine, per la sua genialità creativa, per il suo umorismo, per il suo senso critico ed ironico nei confronti dell’umanità, per la sua grande sensibilità, per la sua disarmante sincerità, per la sua fragilità che contrasta con una forza da gigante nei momenti più difficili, per l’amore smisurato provato nei confronti dei più grandi tesori che hanno riempito la sua vita, la moglie, la figlia e l’arte.

Senza difetti, allora, penserà il lettore!

Pieno di difetti risponde la figlia: difficile nel mangiare, nei rapporti interpersonali, pigro e un po’ egoista, pieno di dolori, di paure e di un umore non sempre serafico.

Tutto questo era mio padre prima del 20 gennaio 2013. Ora ne è rimasta solo una parte, la sua completezza si è disgregata nel momento in cui colei che è stata la guida e il sostegno della sua, della nostra vita, ci ha lasciato.

Solo gli artisti sanno esternare e comunicare forti emozioni. Mio padre lo ha fatto con la sua arte, i musicisti con la loro musica, gli scrittori con le loro parole ed i poeti con le loro poesie ed è di una di queste che io mi approprio per descrivere un amore che il mio cuore conosce, ma la mia bocca non è in grado di esprimere.

“Ho sceso, dandoti il  braccio, almeno un milione di scale

e ora che non ci sei è il vuoto ad ogni gradino.

Anche così è stato breve il nostro lungo viaggio.

Il mio dura tutt’ora, né più mi occorrono

Le coincidenze, le prenotazioni,

le trappole, gli scorni di chi crede

che la realtà sia quella che si vede.

Ho sceso milioni di scale dandoti il braccio

Non già perché con quattr’occhi forse si vede di più.

Con te le ho scese perchè sapevo che di noi due

Le sole vere pupille, sebbene tanto offuscate,

erano le tue.”

L’arte coniugata alla razionalità!

Strano! Magnifico connubio!

Così scrisse mia Madre nel giorno del loro cinquantesimo anniversario.

Lydia Passani